Dal Mediterraneo al Giappone: la ricetta del benessere, l'elisir di lunga vita.

Sia ad Acciaroli (NA) che ad Okinawa gli abitanti risultano essere piuttosto longevi, con una aspettativa media di vita rispettivamente di 79 e 85 anni e molti centenari. 

Oltre alla longevità, in questi luoghi si osserva una minore incidenza di ictus, parkinson e altre patologie neurodegenerative. 

Nonostante si differenzino ampiamente per gli ingredienti e i metodi di preparazione, la dieta mediterranea degli abitanti campani e quella giapponese degli abitanti dell’isola di Okinawa condividono molti dei nutrienti necessari per una vita lunga e sana. Entrambi i regimi alimentari si basano sulla presenza di estrogeni “deboli” e sulla ridotta presenza di grassi saturi. L’assunzione fin dall'infanzia di cibi con estrogeni deboli genera un’azione protettiva contro alcuni tipi di tumore mentre i grassi saturi come noto innalzano i livelli del colesterolo, la cui alterazione può generare complicanze di tipo cardiovascolare.

Frutta,  verdura, cereali e poche proteine animali, le chiavi del benessere.

Anche se nate a migliaia di chilometri di distanza, hanno punti di contatto.

1) Consumo di grandi quantitativi di frutta e verdura, circa 6 porzioni al giorno. Pomodori, melanzane e peperoni sono alcuni degli ortaggi più consumati nelle aree mediterranee, mentre nella zona orientale spopolano cavolo e alga marina. Come noto frutta e verdura sono ricchi in antiossidanti, fibre, potassio, vitamina A e C e contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario, mantenere il  cuore sano e facilitano la perdita di peso grazie anche al ridotto apporto calorico.

2) Consumo di cereali (meglio se integrali). Pasta, pane e altri cereali (come cous cous e miglio) nella dieta mediterranea, riso e pasta (noodle) per i giapponesi. Questi alimenti, soprattutto se integrali, sono ricchi di ferro, fibre e proteine e hanno il beneficio di portare a una migliore regolazione dei livelli di glucosio nel sangue, regolare la pressione sanguigna e facilitare la digestione.

3) Legumi, semi e noci in abbondanza.  3/4 porzioni di ceci o altri legumi e noci per la mediterranea, “contro” le 5/6 porzioni semi di sesamo e soia (anche sotto forma di tofu). Questi alimenti sono davvero importanti. Ricchi in acidi grassi Omega 3, ferro, fibre, vitamina A, E e C abbassano il colesterolo e regolano il livello di glucosio nel sangue. 

4) Pesce e frutti di mare sono un ulteriore elemento comune tra queste due diete. Il loro contenuto di acidi grassi Omea 3 e vitamine A e D permette di abbassare la pressione e di migliorare la funzione celebrale.

Entrambi questi regimi alimentari concordano sulla riduzione del consumo di altri alimenti di origine animale consigliato solo con 2/4 porzioni mensili per ogni gruppo (carne, uova, latticini).

La scienza ha confermato i benefici di queste due alimentazioni.

Una ricerca del National Centre for Global Health and Medicine di Tokyo, pubblicata sul British Medical Journal, ha evidenziato come le linee guida alimentari giapponesi, con un consumo equilibrato di cereali, ortaggi, frutta, pesce e poca carne, portino a un minore rischio di morte prematura per tutte le cause, incluse le malattie cardiovascolari.

Studi condotti sulla dieta Mediterranea in generale hanno evidenziato che seguendo quest'ultima sul lungo periodo si aumenta l’aspettativa di vita di 15 anni per le donne e 8 per gli uomini (questi i risultati di uno studio condotto all'Università' di Maastricht in Olanda).

Due stili alimentari patrimonio dell’Unesco

Sia la dieta mediterranea (nel 2010) che quella giapponese (2014) sono state riconosciute patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco. 

Ecco la definizione data della Dieta Mediterranea:

“La dieta mediterranea è composta da una serie di abilità, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dalla rappresentazione della tavola alle coltivazioni, ai raccolti, alla pesca, alla conservazione, lavorazione, preparazione e, in particolare, al consumo del cibo. La dieta mediterranea è caratterizzata da un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, basato prevalentemente sul consumo di olio d’oliva, cereali, frutta fresca o secca, verdure, un moderato consumo di pesce, latticini e carne, vari condimenti e spezie, tutto accompagnato da vino. E’ una dieta che non comprende solo il cibo. Essa promuove l’interazione sociale in quanto i pasti comuni sono alla base di tutti gli eventi sociali e festivi. Questo ha dato vita a una considerevole mole di conoscenze, musiche, racconti e leggende. 

Un sistema radicato nel pieno rispetto del territorio e della sua biodiversità, che assicura la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali, artigianali, di pesca e raccolta nelle comunità del Mediterraneo come per esempio quelle di Soria in Spagna, Koroni in Grecia, il Cilento in Italia e Chefchaouen in Marocco. Le donne giocano un ruolo particolarmente importante nella trasmissione dei saperi, come le conoscenze relative ai rituali, pratiche e festività tradizionali e la salvaguardia delle tecniche”.

Nel caso della dieta giapponese la vera motivazione che ha spinto l’Unesco a premiare il washoku (cucina tradizionale giapponese) è dovuta al fatto  che lo stesso è “associato ad uno spirito di essenziale rispetto della natura e alla sostenibilità dello sfruttamento delle risorse naturali”.

In entrambi i casi quindi l’alimentazione non viene legata ai soli ingredienti e alle quantità degli stessi, ma anche (e, si potrebbe dire, soprattutto) ad un modo di vivere: si tratta di diete cosiddette tradizionali, basate su uno stretto legame tra cultura, materie prime e abitudini alimentari delle popolazioni.

Ciò che le accomuna, in sintesi, è la volontà e il desiderio di tenere vivo il proprio immenso patrimonio culinario.

Photo by Valeria Boltneva from Pexels

Sibilla Vecchiarino Mannarelli Yoga, Meditazione, Mudra, Pranayama, Ayurveda

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