Si chiamava Nazareno Strampelli e ha rivoluzionato il modo di coltivare: gli rendiamo omaggio nel centenario della sua più grande invenzione.

Ci sono oggetti che restano nella storia.
Vorrei raccontarvi un’avventura che inizia su uno sgabello.
Oggi potete ammirarlo a Rieti, nel Museo della Scienza del Grano, assieme al bellissimo mobilio d’epoca di uno studio in legno di inizio Novecento. Ma ad attirare l’attenzione è quel singolo sgabello.
Era l’unica dotazione della cattedra sperimentale di Granicoltura istituita nel 1903 e vinta da Nazareno Strampelli. Un unico, misero sgabello.
Ma proprio mentre stava seduto su quello sgabello, Strampelli cambiò il modo di coltivare il coltivare il grano per sempre.
Seguitemi, vi racconto la sua storia.

Chi è Nazareno Strampelli

Nazareno Strampelli era nato nel 1866 a Crispiero di Castelraimondo, una frazione di pochi abitanti sugli Appennini. Solo sei anni prima, una sessantina di chilometri più a valle, il Regno di Sardegna e lo Stato Pontificio si erano scontrati nella battaglia di Castelfidardo dopo la quale fu possibile annunciare la nascita del Regno d’Italia. Inizia dunque a studiare in una giovanissima Italia unita, si laurea in Agraria nel 1891 a Pisa e all’alba del XX secolo inizia i suoi studi sull’ibridazione del grano.

Strampelli e Mendel

Nel 1900 Strampelli non conosceva ancora Gregor Mendel
Del resto pochi a quell’epoca erano riusciti a dare il giusto peso agli studi di quel simpatico abate della Slesia, che nel 1965 aveva tenuto una serie di conferenze sui caratteri ereditari delle piante che nessuno aveva capito, mentre l’anno successivo aveva stampato quaranta libelli e li aveva inviati ai più famosi scienziati d’Europa ottenendo una sola risposta. Mendel è morto nel 1884 nell'Abbazia di San Tommaso di Brno, senza che gli fosse stato riconosciuto il merito di una delle scoperte scientifiche più importanti della storia e in polemica con il governo austriaco al quale non voleva pagare le tasse. Solo a partire dal 1900 fu chiaro a tutti che le ricerche di Mendel avevano dato inizio a una nuova stagione della scienza. 

Nello stesso anno Nazareno Strampelli, osservando le piante di grano, aveva iniziato a intravvedere quelle conclusioni che Mendel aveva tratto osservando i piselli.

La sua prima idea fu di incrociare due varietà di grano resistenti a due diverse malattie (l'allettamento e le ruggini) per ottenere una nuova varietà resistente a entrambe. L'esperimento fallì, ma Strampelli non si diede per vinto e continuò le sue ricerche a Rieti nella “ricchissima” (si fa per dire) cattedra sperimentale di Granicoltura, con quello sgabello come unica dotazione. Qui conobbe le leggi di Mendel attraverso gli articoli di Giuseppe Cuboni, che era stato suo professore a Pisa, e a partire dal 1904 mise a punto un programma di ibridazione del grano basato sulle leggi mendeliane per creare nuove varietà con migliori caratteristiche e rese. 

Fu una rivoluzione.

La sua rivoluzione

Fino ad allora la selezione avveniva solo all’interno delle specie, scegliendo gli esemplari migliori.
Il primo risultato che ottenne lo dedicò alla moglie, il cosiddetto grano Carlotta, nato dall’incrocio del Rieti con la varietà francese Massy. Rispetto al normale Rieti aveva una resa migliore ed era adatto ai climi più freddi, ma pativa di più la siccità. Per questo le ricerche di Strampelli continuarono. Collezionò circa 250 grani da ogni parte del pianeta e creò circa 800 incroci e 65 varietà di grano, alcune delle quali furono definite “sementi elette”. Il primo successo fu il grano Ardito, evoluzione del Carlotta, che assieme al Mentana ha cambiato il modo di coltivare il grano tenero in tutto il mondo e fino ad oggi. Ma per noi italiani il più grande figlio delle sue ricerche rimane il grano duro Senatore Cappelli.

L'invenzione del grano Cappelli

Il marchese Raffaele Cappelli, deputato del Regno d’Italia, aveva lavorato nelle ambasciate di Londra, Vienna e Berlino ed era stato uno degli artefici del trattato della Triplice alleanza. 

Appassionato di agricoltura, portò avanti la riforma agraria di inizio Novecento. Ma, per quello che interessa a noi, nel 1907 ebbe l’intuizione di concedere a Nazareno Strampelli il permesso di effettuare i suoi esperimenti nei campi di sua proprietà vicino a Foggia, negli stessi anni in cui Strampelli doveva minacciare due volte le dimissioni per riuscire ad ottenere dallo Stato i campi su cui portare avanti le ricerche. 

Nel 1915 Strampelli completò il suo lavoro e rilasciò la varietà a cui diede il nome di Cappelli, ormai divenuto Senatore. Sono passati esattamente 100 anni ed è ancora una delle migliori varietà al mondo anche sotto l’aspetto dei valori nutrizionali.


Il successo e il Nobel mancato

Stavano per finire i tempi in cui doveva minacciare le dimissioni. A partire dal 1920 Benito Mussolini si recò più volte a visitare i suoi campi e ne fece l’arma principale della sua “Battaglia del grano”, il programma per far diventare l’Italia autosufficiente nella produzione. La battaglia fu vinta in pochi anni e le rese aumentarono del 50-60% grazie all’uso delle sementi elette.

Il successo fu talmente grande che Mussolini lo nominò Senatore nel 1929. Strampelli, tuttavia, era così riservato e poco avvezzo alle celebrazioni che rispose alla nomina scrivendo al Duce: “Voglia tener presente anche le mie qualità assolutamente negative” e negli anni successivi partecipò poco alla vita politica.

A partire dagli anni Settanta i grani di Strampelli sono stati via via sostituiti da varietà più proteiche che si adattano meglio alle lavorazioni industriali (come il Creso, ottenuto con mutazioni genetiche indotte dall'irraggiamento di raggi X e gamma): grani più bassi (così non si piegano) e con rese migliori, ma meno profumati e gustosi e sospettati di essere i responsabili del proliferare di celiachia e intolleranze al grano. Per questo negli ultimi anni i grani antichi (come sono definiti quelli inventati da Strampelli) stanno vivendo una seconda giovinezza, soprattutto nei circuiti del biologico.

Matteo Lusiani Sa di non sapere, per questo si informa.

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