Una trasmissione svizzera ha svelato la truffa di 6 grandi marchi che trovate in commercio: vi spieghiamo come difendervi.
Ci risiamo. L'ultimo test che smaschera finti oli extravergini arriva dalla Svizzera. Venerdì 9 dicembre il programma televisivo "Patti chiari", in onda sul canale Rsi La1, ha proposto un test su 12 oli extravergini disponibili in commercio e metà (!) delle bottiglie sono risultate non extravergini (come si vede nell'immagine sotto). Si legge sul sito rsi.ch, dove si può trovare anche la puntata:
"Oli difettati, rancidi, vecchi, con sentori di muffa. Insomma una lista lunghissima di difetti, scoperti grazie all’analisi organolettica effettuata dall’unico gruppo svizzero di esperti certificato dal Comitato oleicolo internazionale: un cosiddetto panel test. E la bocciatura è clamorosa".
Tanto più clamorosa se si pensa che i problemi, quelli veri, arriveranno intorno alla metà del 2017. Già, perché dopo un'annata straordinaria come il 2015 è seguito un 2016 praticamente disastroso. Un paio di settimane fa un produttore della Basilicata ci raccontava che dalle sue parti in alcuni oliveti non hanno nemmeno raccolto le olive perché con la produzione di quest'anno non si ripagavano nemmeno il costo dei braccianti. È andata meglio al Nord, per fortuna, ma restano i dati preoccupanti: la produzione è scesa del 38% e la Coldiretti stima che le scorte finiranno nei primi sei mesi del 2017.
Quindi quale olio troveremo sugli scaffali il prossimo anno? Al fianco delle aziende che lavorano bene e continueranno a proporre olio di alta qualità, ma ad un prezzo più alto, il rischio di trovare oli-truffa è altissimo. Innanzitutto falsi extravergini, come quelli smascherati dalla trasmissione Patti chiari, o da un'inchiesta del Test Salvagente del 2015, o ancora in Svizzera dal programma Kassensturz e dalla rivista Ktipp. Un accerchiamento che aveva portato l'Antitrust a sanzionare nell'estate 2016 Bertolli, Sasso e Carapelli con una multa di 300 mila euro e Lidl (olio Primadonna) con una multa di 550 mila euro per la commercializzazione di olio vergine come olio extravergine.
Ma anche oli di provenienza mista: "Con la carenza di olio nostrano aumentano anche i rischi di frode ed inganni in una situazione in cui – si legge in una nota della Coldiretti - c’è più olio spagnolo che italiano nelle bottiglie riempite a livello nazionale che in 2 casi su 3 contengono prodotto straniero proveniente per oltre il 60% dalla Spagna, il 25% dalla Grecia ma per quasi il 10% da un paese extracomunitario come la Tunisia". Qui il campanello dall'arme più che suonare urla, se pensiamo che nel 2016 l’Italia è stata il maggior importatore mondiale di olio: più di 500 milioni di chili a fronte di una produzione nazionale di 298 milioni di chili.
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